Di preciso: perché lasciano il ritiro della Nazionale?

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Di preciso: perché lasciano il ritiro della Nazionale?

 

      Non c’è alcun dubbio che Turchia-Italia di domani sia una partita inutile e per molti versi grottesca. Non c’è alcun dubbio sul fatto che vederla in calendario provochi una reazione mista, tra il sussulto di collera per la classe dirigente che guida il calcio e la risata che li seppellirà. Sarebbe stato meglio non giocarla. Ma è là. È in agenda. Si deve. Se allora è là, se allora si gioca, di preciso: perché c’è gente che sta lasciando il ritiro della Nazionale?

 

Claudio Savelli su Libero ha scritto che “l’atmosfera è tutt’altro che serena, i musi sono lunghi e l’intensità degli allenamenti è calata come mai prima in Nazionale. Alcuni dei titolari con la Macedonia non avrebbero partecipato alle sedute di gruppo, dedicandosi al recupero per i prossimi impegni con i club. È stato impossibile motivare gli azzurri per l’inutile amichevole con la Turchia di domani e alcuni club, tirando per la giacchetta la Federazione, non hanno aiutato. L’Italia si è chiusa in se stessa e al contempo è stata abbandonata da alcuni suoi leader che non hanno considerato l’amichevole con la Turchia per quello che è, ovvero l’unica occasione di mettere la faccia, di assumersi una parte di responsabilità del fallimento non a parole ma nei fatti e di avviare il nuovo ciclo. Sottovalutare l’amichevole e perderla causerebbe ulteriori danni all’immagine e al morale dopo la beffa del Mondiale mancato.

 

Ora, qui su Slalom la retorica della maglia e della pastasciutta non si affaccia mai, e non sono mancate altre volte critiche a Bonucci e Chiellini per questo e quello, ma che a cinque giorni da Juventus-Inter siano rimasti con Mancini senza sentire nessun fastidio muscolare, dopo essere stati davvero infortunati fino a poco tempo fa, marca una differenza. Marca il segno tra chi in un gruppo interpreta il ruolo di guida con serietà, in un passaggio delicato, e chi dispone al massimo di qualche chiacchiera e ogni tanto di un distintivo. Il settimo a defilarsi è stato Luiz Felipe, evidentemente non abbastanza motivato da una naturalizzazione che gli avrebbe offerto la chance di mettere la stessa maglia di Nesta Scirea Maldini e Cannavaro. 

 

Fabrizio Roncone sul Corriere della sera ha scritto dei forfait di Jorginho, Immobile e Insigne: Il leggendario rigorista, il centravanti che in azzurro manda il sosia scarso di quello che gioca nella Lazio, l’emigrante milionario con destinazione Toronto che giovedì sera, a Palermo, camminava stanco di controllare il conto in banca: quando, di ritorno dal trionfo di Londra, ci fu da salire sul pullman che – peraltro in piena pandemia – fece il giro di Roma tra i tifosi in festa, Jorginho, Immobile e Insigne erano lì a sbracciarsi, perché sì, eccoci, guardateci bene, ci siamo anche noi, siamo noi gli eroi del calcio italiano. Però adesso che c’è da andare a giocare una mortificante, meritata, inutile ma inevitabile partita al gelo di Konya, in Turchia, la faccia non hanno voglia di mettercela

Guglielmo Buccheri su la Stampa si domanda: C’era da aspettarselo? No se è vero che una delle chiavi del successo agli Europei era la magia di spogliatoio manifestata in ogni occasione: le immagini dei ragazzi di Mancini che cantano Notti Magiche sugli scalini davanti all’hotel che li ospitava a Roma è diventata un’immagine iconica di come l’Italia vivesse quel momento. E non c’era da aspettarsi questa significativa diaspora perché, acciaccati o no, era giusto che la comitiva azzurra si presentasse compatta alla prima del post eliminazione

 

Mario Sconcerti sul Corriere della sera allora scrive: La domanda non è se Mancini debba dare o meno le dimissioni. La domanda è se il calcio avrà un programma da affidargli. Non siamo davanti a una sconfitta, siamo a una lunga crisi di sistema. Non funziona l’intero nostro modo di fare calcio. Lo sapevamo anche prima di questa sconfitta. In questo stallo Mancini rappresenta un vantaggio perché ha idee e una storia internazionale alle spalle. Ma non è lui che manca, mancano la comprensione dei problemi e mancano le soluzioni. Sono sicuro che Mancini voglia restare, ma sono anche sicuro che non ricomincerebbe in mezzo allo stesso disinteresse. C’è adesso sulla Nazionale la stessa confusione che c’è tra le società, gruppi di interesse che vogliono continuamente l’opposto dell’altro. Difficile capire chi abbia ragione, la Nazionale ruba giocatori ai club e li restituisce logorati, ma un abbandono così, un’impotenza così misurabile, non c’era mai stata. Se Mancini resta, deve essere prima di tutto il suo mondo a dargli la possibilità di un rilancio. Mancini è l’unico c.t. al mondo con 35 giocatori convocabili. Non è un tecnico, è una moneta in aria

Ettore Intorcia sul Corriere dello sport-stadio commenta che ipotizzare misure protezionistiche sarebbe antistorico e contrario al diritto comunitario, in una parola fuori dal mondo come lo conosciamo oggi. Non si può tornare al pre-Bosman, per essere chiari.  La base degli azzurrabili, infine, si amplia con lo ius soli: cittadinanza italiana a chi nasce nel nostro Paese, perché possa crescere e fare sport da italiano, perché possa vestire l’azzurro subito. Perché è giusto così

 

pareri Alessandro Costacurta 

  Da dove si ricomincia? «Dal campionato Primavera. Ne avete visto qualche partita, di recente? Io sì. E ho scoperto che i giovani non corrono più, non crossano e non dribblano. Nessuno glielo insegna. Invece di occupare l’area avversaria, girano al largo». 

  ➣  Anche gli azzurri, veramente. «Da cosa nasce cosa, oppure non nasce niente. Stiamo diventando il calcio dei tremila passaggi all’indietro e della terribile costruzione dal basso: non serve a nulla, anzi produce danni incalcolabili».

  ➣  Colpa dei sarti o del tessuto? Degli allenatori o dei giocatori? «Beh, tessuto davvero buono ne è rimasto poco. Ci sono giocatori in fase discendente, come Insigne, o irrealizzati in Nazionale come Immobile. Ai miei tempi, anche Mancini era un po’ come lui».

  ➣  Paragone un po’ forzato. «No, davvero. Roberto era il più forte di tutti insieme a Baggio, ma come Immobile in azzurro sembrava bloccato».

  ➣  Fu proprio lei, da subcommissario, a portarlo ad allenare l’Italia. Ora è giusto che Mancini rimanga? «Non fu facile convincerlo, ma era la scelta perfetta. Ha dato gioco alla squadra, ha puntato sull’attacco, ha vinto un magnifico Europeo. Ma adesso credo voglia abbandonare». Sarebbe la cosa migliore? «No, perché non vedo alternative credibili. Non Cannavaro, non Pirlo: il nuovo Guardiola non esiste. E non mi convince neppure Ranieri, che pure stimo moltissimo. Serve un Mancini-bis: bisogna convincerlo a restare, come fecero le forze politiche con il presidente Mattarella». 

  ➣  I ragazzini non giocano più a pallone. «Oppure, quei pochi che fanno strada ci provano altrove. Ho visto la partita della nostra Under 20 contro la Germania. Sebastiano Esposito gioca nel Basilea, Gaetano Oristanio nel Volendam».

Chi allena gli allenatori? Che fine hanno fatto i centri federali? «Io istituirei una scuola di cross, con due modelli del Liverpool: Alexander-Arnold e Robertson. Ricominciamo da lì». intervista di maurizio crosetti, la Repubblica

 

voci Luca Marchegiani

  ➣  L’errore globale che il nostro calcio deve evitare per risalire? «Il discorso va allargato. Non ci si deve concentrare sulla responsabilità singola degli uomini, da Ventura a Mancini fino ai giocatori. È il sistema che va ridisegnato».

  ➣  Come? «Copiando la Germania. Dopo il Mondiale 2006 perso malamente, la Federcalcio tedesca ha imposto maggiore collaborazione tra club e nazionale. Le società non si sono tirate indietro. Risultato? Oggi il Bayern è una delle squadre più forti al mondo e, in formazione, ha 5-6 tedeschi». intervista di leonardi iannacci, Libero

 

     meduse Allegri e Dybala

La domanda vera, quella che nessuno nei giorni infuocati dell’affaire-Dybala si è posto, è: meglio dare 8 milioni a Dybala o 9 ad Allegri? Come si dice in questi casi: è qui che casca l’asino. Ebbene: otto mesi dopo Dybala, il D’Artagnan di Re Max Luigi XIII , è stato cacciato da corte. Allegri, che tanto aveva caldeggiato l’allontanamento di Ronaldo ma che senza i suoi gol era incorso in un disastro più rovinoso di quello targato Pirlo – ragione prima del suo ritorno chez Agnelli -, ha chiesto e ottenuto di assoldare un Ronaldo giovane, bravo e costosissimo, al secolo Dusan Vlahovic; e come d’incanto il Dybala dei 20 gol nelle gambe, mago delle punizioni, vice-capitano in pectore e perla più splendente del diadema di Madama è stato dismesso e gettato via. A otto mesi dall’insediamento ora Allegri si ritrova con un Vlahovic in più e un Ronaldo, un Kulusevski e un Dybala in meno. Ma niente paura: lo pagano più di Dybala, 9 milioni contro 7,3. È lui il fuoriclasse. Ci penserà lui. di paolo ziliani, il Fatto quotidiano

 

      Le 20 qualificate finora

Dall’Asia | Qatar, Iran, Corea del sud, Giappone, Arabia Saudita

Dall’Europa | Germania, Danimarca, Francia, Belgio, Croazia, Spagna, Serbia, Inghilterra, Svizzera, Paesi Bassi

Dal Sudamerica | Brasile, Argentina, Ecuador, Uruguay

Dal Centro-Nord America: Canada

 

      titoli |  Guardian: L’ECA propone una riforma della Champions League in base al ranking e ai coefficienti – Il piano prevederebbe l’iscrizione di due squadre non qualificate, basata sui risultati delle ultime cinque stagioni

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