Benvenuta fra noi, medaglia d’oro nel braccio di ferro

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  È con una certa fierezza che ha sfilato la delegazione del Ghana alla fine di due settimane di gare e folla negli stadi. È andato tutto bene agli African Games di Accra, le piccole Olimpiadi del continente slittate dall’agosto scorso per alcuni ritardi nelle consegne di impianti e infrastrutture. Sono andate bene, benissimo. Il Ghana ha costruito con 145 milioni di dollari il Borteyman Sports Complex, una piscina da 1000 posti e da 10 corsie, cinque campi da tennis al coperto, diversi servizi integrati. Altri 34 milioni sono serviti per completare lo stadio universitario dove si fa atletica, calcio e rugby a sette. Il villaggio degli atleti ne è costato 16, distava mezz’ora di pullman dagli impianti ma era collegato da 55 navette e con parecchi mezzi su ferro. 

Tutto è andato bene benissimo anche in campo, dove il Ghana ha chiuso al sesto posto del medagliere con 19 ori, dietro la super potenza Egitto [102 ori, 191 medaglie in  totale], la Nigeria [47 ori] e il Sudafrica [32]. La Libia ha portato a casa 13 medaglie tutte con gli uomini, il Benin tre ori con le sole donne. 

Tutto è andato bene benissimo soprattutto grazie al nuovo sport inserito in programma. Arm wrestling. Esatto: il braccio di ferro. In Ghana pare che siano fortissimi, uomini e donne. Dal torneo hanno tirato fuori 41 medaglie, 41 sulle 68 complessive, di cui 8 d’oro, la metà del totale. Far entrare il braccio di ferro nel programma degli African Games per la prima volta è stata proprio un’idea geniale, uno strappo alle regole di tutte le manifestazioni mondiali, una prima volta alla pari del cricket [andrà alle Olimpiadi dal 2028], del rugby a sette [ai Giochi dal 2016] e del teqball – una specie di tennis tavolo con un pallone da calcio, il tavolo è curvo come l’orizzonte e si gioca con certi gesti che sembrano taekwondo. È una cosa ancora sottovalutata da Thomas Bach, ma sotto sotto, chi lo sa.

Con una intuizione felice, in Ghana hanno chiamato tutto questo “un’occhiata al futuro dell’entertainment sportivo”. In effetti hanno assegnato pure la medaglia d’oro di scacchi per la quinta volta nella storia [ha vinto l’Egitto] e tra gli sport dimostrativi c’era una bella schiera di attività con cui presto o tardi il CIO dovrà fare i conti: ecco perché vengono sperimentati negli eventi di frontiera. Gli Esports, per esempio. Il Pickleball, sicuramente. La MMA, forse. Meno probabile che un giorno avremo alle Olimpiadi il torneo di Scrabble, lo Scarabeo, ma nel dubbio ai Giochi di Accra si sono divertiti pure con quello.

In compenso nemmeno uno sport con le barche: niente canottaggio, niente canoa, niente vela. Un ritorno al passato dell’Africa: non c’erano mai stati fino al 2007. Fuori anche la scherma e niente basket per la seconda edizione di fila. I soli sport sempre presenti agli African Games sono stati atletica, ciclismo, pugilato, judo, lotta, calcio, pallamano e pallavolo. 

Sono venuti quasi tutti. Dei 54 paesi africani mancava la sola Capo Verde. La Somalia ha portato un solo atleta, Guinea-Bissau e Lesotho 5, il Sudan 6. Ventinove paesi hanno vinto almeno una medaglia d’oro, 45 sono andati a medaglia. Cinque ori a testa nel nuoto per Caitlin De Lange e Catherine Van Rensburg del Sudafrica, per Marwam Elkamash dell’Egitto, nove medaglie in tutto all’algerino Jaouad Syoud.

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Quando è arrivato sulla scena il braccio di ferro, il Ghana si è scatenato. Era di venerdì. Fino al giovedì il paese aveva messo insieme appena 5 medaglie in tutto e un solo oro. Ma al primo giorno di programma sono state vinte 21 medaglie tutte insieme. Eh sì, perché non solo in programma è entrato il braccio di ferro, ma è entrato con ogni categoria possibile e immaginabile: i 55 chili, i 60, i 65, i 75, gli 85, i 90, i 100 e gli oltre 100, tutto questo sia per gli uomini sia per le donne, con un’altra divisione in braccio destro e braccio sinistro. Un’orgia di medaglie moderata e democratica, avrebbe detto il Casini di Neri Marcoré. 

È inutile che fate dello spirito. Il braccio di ferro in Ghana è uno sport nazionale. Ha buoni amici e sponsor nei palazzi giusti. La federazione è stata inaugurata come 40esima del paese nel settembre del 2016 per un’idea venuta  Charles Osei Asibei, 49 anni, giornalista televisivo in pensione, ex direttore delle comunicazioni del Comitato olimpico. Quando il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo è andato al potere, nel suo primo discorso lo ha elogiato per il contributo dato allo sviluppo dello sport.

L’assalto alle medaglie del braccio di ferro è stato preso sul serio. La Ghana Armwrestling Federation (GAF) ha tenuto nei mesi scorsi un corso di formazione per nuovi arbitri, con l’obiettivo di migliorare lo standard prima che iniziassero i Giochi. Non è pignoleria. Arbitrare un match di braccio di ferro è una faccenda di un certo impegno, come si vede.

 

In Ghana, il braccio di ferro è classificato al secondo posto tra le 50 discipline sportive del paese e la federazione sta guidando un processo per migliorare la popolarità tra i giovani. Charles Osei Asibey si è assicurato alcune sponsorizzazioni di peso e il sostegno al programma HD+ Kids Armwrestling, che è allo stesso tempo diffusione e reclutamento nelle scuole medie e superiori. L’obiettivo è raggiungere 15mila fra studenti e studentesse per la seconda stagione. 

 

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Il braccio di ferro nel mondo

Del braccio di ferro esiste un ranking mondiale guidato da due signori kazaki, Artyom Morozov e Alizan Muratov, terzo è l’ucraino Evgeny Prudnik, quarto l’armeno Davis Dadikyan, quinto il russo Vitaly Laletin. Si direbbe un dominio post-sovietico uscito da un romanzo di Zachar Prilepin. Invece è tutto autentico e il primo giocatore fuori dall’area è lo svedese Tobias Sporrong, l’unico fra i primi-10 a non avere origini nell’Europa dell’est. Il primo non europeo è il canadese Devon Larratt [#13]. Al Mameli che a questo punto ci ruggisce dentro, diciamo che al numero #11 c’è un italiano, si chiama Ermes Gasperini, 1.88 d’altezza, 130 chili, 54 cm di bicipiti, 48 di avambraccio, 23 di polso, fa l’operaio alle cave di marmo. 

Oh, tutto questo quando si parla di braccio sinistro, ma con la destra la geografia cambia. Larratt diventa il numero #1 al mondo, Gasperini il 2 e l’americano Jerry Cadorette sale al numero #3. Col braccio destro l’Est si vede solo dal quarto posto in avanti, a partire dal georgiano Genadi Kvikvinia – vai a capire perché. La stella in campo femminile è Gabriela Vasconcelos, brasiliana, al primo posto con il braccio sinistro e seconda con il destro, dietro la slovacca Barbora Bajciova.

Il problema delle classifiche nel braccio di ferro è che non c’è niente di oggettivo. I ranking vengono definiti in una chat di gruppo, come quella dei genitori di scuola, dove i votanti discutono di ogni evento organizzato sulla faccia della terra. Li guardano, si scambiano opinioni e le classifiche mutano. Questo sale, quella scende. Certe volte litigano come nelle riunioni di condominio. Quando Oleg Zhokh e Andrey Pushkar si sfidarono nel 2018, alcuni credevano che Pushkar non fosse al meglio e che Zhokh non meritasse ancora di diventare il numero 1, nonostante la vittoria. Andarono avanti a parlarne per giorni, per settimane, finché non  si stufarono, forse l’amministratore ha pure sbattuto qualcuno fuori dal gruppo, chi lo sa, chi lo può sapere.

Nel mondo del braccio di ferro – nel mondo di chi lo pratica – gira un certa invidia per chi gioca a tennis, per il computer che distribuisce punti, fa i calcoli e sputa posizioni. Non si diventa numero 1 in poco e niente, come invece pare che accada a botta di bicipiti. Denis Cyplenkov giocava solo da due anni quando è stato ammesso fra i primi-20.

In rete troverete Ermes Gasparini che risponde su curiosità e segreti del braccio di ferro. Dice: «La forza conta per il settanta per cento, la tecnica per il trenta. E poi bisogna studiare gli avversari: tutti hanno una tecnica di tiro preferita. La mia è detta top roll, e punta ad aprire il polso dell’avversario. Ho una palestra con un socio, lì faccio pesistica, e ho anche un tavolino professionale da braccio di ferro in cui simulo incontri reali grazie a delle maniglie. Alleno la rotazione del polso e tanti, tanti piccoli movimenti. Il nostro non è uno sport in cui si deve dimagrire». E lasciamo perdere Popeye. Gli spinaci non c’entrano. «Prima di una gara mangio riso, per avere energia ma facile da digerire, mentre dopo mi bevo anche dieci birre medie. D’altronde vengo dalla Valpolicella».

Un giorno vi convincerete che in Ghana avevano ragione, in Ghana hanno previsto tutto.

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