L’ascesa di Parigi nel basket, aspettando Londra. Ce lo chiede l’Europa

La prima volta di Parigi è eccitante come una scoperta. Fino a una trentina d’anni fa era la capitale dell’Europa occidentale meno coinvolta negli sport di squadra. Nella scia dei gol del PSG sono arrivati anche i canestri. La qualificazione per la finale di Eurocup [9 e 12 aprile] è stata raggiunta al sesto anno di vita del club, in una Coppa che la Francia ha vinto per la prima volta solo nel 2021 con il Monaco. 

Il Paris Basketball è una creatura di David Kahn, 63 anni, avvocato, giornalista, commentatore sportivo, uomo d’affari di Portland. È stato presidente dei Minnesota Timberwolves in NBA. Ha lavorato per gli Indiana Pacers. Un giorno deve essersi svegliato con una domanda nella testa: perché mai esiste una forte squadra di pallacanestro in città che noi americani non sapremmo collocare su una cartina geografica dell’Europa, e non ce n’è una a Parigi? 

 

 

Eh, bella domanda David. Allora la squadra l’ha fatta lui. Ovviamente da eretico, da alieno, alla Gene Kelly, da americano a Parigi. Ha mescolato al basket la cultura dell’hip-hop, affidandonne la tutela e la rappresentazione ai rapper Jok’Air e Gazo, ambasciatori del club. Ha portato la squadra a giocare all’Accor Arena e al Roland-Garros, riunendo 10.424 spettatori sullo Chatrier, il teatro dei monologhi di Nadal. Ha visto battere il record di spettatori nel gennaio 2023 con 11.424 persone al palazzetto per la partita contro l’Asvel. Ogni tanto in tribuna si vede pure Lionel Jospin.

Paris Basketball v London Lions - BKT EuroCoupe 2024

Kahn ha inventato le giornate a tema intorno alle partite. L’Halle Carpentier ha ospitato l’Africa Game, l’American Night, il Green Game, il Women’s Game, il Carnaval Antillais, il Comedy Game, l’E-Sports Game. Ma soprattutto ha costruito una squadra che adesso si trova a 2 partite di distanza dalla qualificazione alla prossima Eurolega, come spetta a chi vince la seconda coppa europea per importanza.

 

  PROSPETTIVE

Ce lo chiede l’Europa

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Un sogno. Anche per l’Eurolega, soprattutto per l’Eurolega – che in fondo questo cerca: grandi città da abbracciare e brand globali da coinvolgere. Quando in semifinale Paris si è trovata opposta all’altra grande novità degli ultimi tempi, la squadra di Londra, L’Équipe ha parlato di scontro del futuro, due mercati che fanno venire l’acquolina in bocca e che l’organismo internazionale di basket spera di vedere integrate a breve termine nell’élite.

I Lions di Londra esistono dal 2012, sono un lascito delle Olimpiadi e hanno il fondo 777 Partners alle spalle. Dinanzi a quella semifinale. I signori del basket europeo in grisaglia hanno sorriso con tutti i denti di cui dispongono, e noi da casa abbiamo capito che stanno finendo pure nel basket i giorni degli artigiani, stanno finendo gli spazi per le Jugoplastika di Spalato e per le Mobilgirgi di Varese. Hanno una storia di ricchezza ma non hanno una fanbase. Hanno la tradizione ma non hanno milioni di abitanti. Hanno la cultura ma non hanno i mercati. 

 

  ANTAGONISTI

I pollicini di Bourg-en-Bresse

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La fanbase, gli abitanti e il glamour non li ha nemmeno Bourg-en-Bresse, 40mila residenti sul fiume Reyssouze, dipartimento di Ain, dove ogni tanto si ferma il Tour de France, davanti a una chiesa gotica che conserva i resti di Filippo II il Bello e poco altro. Poco altro tranne la squadra di basket, tornata in serie A nel 2017 e avversaria di Paris nella finale-derby francese. Solo la Spagna in passato ha giocato partite tutte sue per la Coppa.

Il posto in palio in Eurolega rende tutto più misterioso e interessante. Non è difficile indovinare per chi fa il tifo l’establishment. Kahn da Parigi dice che finora il cammino della sua squadra è stato come un’anteprima di Broadway, anche se viene bene non è ancora il vero spettacolo. Fa il prudente. Racconta di non sapere se il club è pronto per un grande passo. Un anno fa il Gran Canaria di Las Palmas ha rinunciato al salto.

«Sarebbe disonesto dire che non ci pensiamo, ma altrettanto sbagliato fingere di sapere cosa sarebbe meglio per la società». 

Figuriamoci Bourg-en-Bresse. Nel vecchio mondo avrebbe tutte le carte in regola per andare a fare l’Eurolega contro il Real Madrid e Milano, contro quei club che cascasse il mondo: loro ci sono. Bourg-en-Bresse è come una vecchia Cantù italiana. Ha un modello sano, una curva di crescita solida, discreti e costanti risultati sportivi. Ma come ha scritto L’Équipe qualificarsi per l’Eurolega potrebbe avere il sapore del nettare come del veleno”. Hanno un budget di 7 milioni di euro e un palazzetto da 3.540 posti. L’Eurolega ne chiede almeno 10mila. Dovrebbero costruire un’arena nuova o trasferirsi. Dovrebbero costruire una squadra più lunga e profonda per giocare 34 partite in più e attrezzarsi per 17 trasferte.

Dovrebbero capirlo a Bourg-en-Bresse. Non c’è via di scampo. Possono anche mettere la palla nel canestro, possono finanche vincere la Coppa. Ma non possono entrare nel futuro.

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