Quante storie per tre strisce. Le polemiche in Germania per il divorzio dall’Adidas

Certo siamo strani, così legati alle nostre abitudini, alle nostre certezze, al nostro immutabile scorrere del tempo. Ma solo per le piccole cose. Corriamo a puntare su una combinazione di sei numeri sperando che escano alla lotteria in modo da vincere una somma milionaria e cambiar vita, cambiar tutto, ma appena cambia un dettaglio, una minuzia del nostro panorama ci sentiamo minacciati. Abbiamo accettato più volentieri certe riforme della scuola e certe leggi sulle pensioni che l’arrivo della VAR. Gli inglesi dovrebbero essere in ansia per la futura regina ammalata di cancro. Hanno perso 140 miliardi di euro dopo la Brexit, eppure sono là a discutere indignati per i colori mutati di una croce sul colletto di una maglia. Da noi accadde qualcosa di simile quando l’Italia si presentò in campo con la maglia verde.

E i tedeschi? Parliamo dei tedeschi.

Lì si stanno agitando perché la federazione ha interrotto il contratto con Adidas e ne ha firmato uno con Nike. E allora? Eh, allora. La scelta di abbracciare un’azienda americana al posto di una locale sta provocando sconquassi. Il ministro dell’Economia Robert Habeck, Verdi, centro-sinistra, ha detto all’agenzia Dpa: «Non riesco a immaginare la maglia tedesca senza le tre strisce. Per me Adidas e nero-rosso-oro sono sempre stati insieme. Un pezzo dell’identità tedesca. Mi sarebbe piaciuto un po’ più di patriottismo locale».

Un cambio di maglia è diventata una questione politica sintetizza la Suddeutsche Zeitung. Siamo al sovranismo dell’abbigliamento. A Christopher Meltzer sulla Frankfurte Allgemeine Zeitung viene il sospetto che ci sia del calcolo politico in tutta questa indignazione, di ftonte a un mondo che sta sentimentalmente ricordando quanto fossero belli i tempi di una volta, i tempi in cui il fondatore della società Adi Dassler avvitava personalmente i tacchetti alle scarpe dei giocatori della nazionale. Die Zeit pubblica qui una linea del tempo che mette a confronto la storia, i numeri, i traguardi dei due colossi. In mezzo a questa linea del tempo bisognerebbe trovare uno spazio per la beffa che Cruyff – uomo immagine della Puma – costruì ai danni dell’Adidas il giorno della finale dei Mondiali 74.

 

I FAVOREVOLI

Louis Richter su 11 Freunde parla di matrimonio leggendario giunto alla fine, ma dice che poi non è così male. È un peccato che la federazione cambi fornitore dopo più di 70 anni. È anche un peccato che l’Adidas non abbia lasciato scelta. Del resto Adidas vive un momento di contrazione economica. Nel 2023 il suo fatturato è sceso a circa 21,4 miliardi di euro. Per la prima volta in oltre trent’anni, i bilanci sono in rosso, con una perdita di circa 75 milioni di euro. Uno dei motivi è la fine della collaborazione con il rapper americano Kanye West – mollato per il suo antisemitismo.

Non aveva scelta neppure la federazione, come racconta Deutsche Welle. È alle prese con un momento di gravi difficoltà finanziarie per ragioni diverse, a cominciare dalle scarse prestazioni della Nazionale maschile agli ultimi grandi tornei. La Germania non è riuscita a superare la fase a gironi ai Mondiali 2018 e 2022 ed è stata eliminata agli ottavi degli Europei 2021. Tre tornei in cui la federazione ha incassato solo 27 milioni di euro. Tra 2010 e 2014 erano stati 61 milioni. Inoltre la federazione potrebbe subire perdite per decine di milioni di euro a causa dei procedimenti penali fiscali in corso, per non dire dei 180 milioni spesi per la costruzione della nuova sede a Francoforte, inaugurata nel 2022 e costata il doppio di quanto preventivato.

Jannik Tillar su Stern premette che le maglie sono sempre un gusto personale in una certa misura. Ma c’è una ragione per cui Nike ha così tanto successo a livello globale: l’azienda vende bene la sua storia, la qualità è ottima. Sarebbe diverso se un produttore cinese in regime di dumping firmasse con la federazione e con uno sponsor del Qatar

Secondo Stern questo cambiamento è accettabile, come ce ne sono stati nel calcio per club. Adidas deve chiedersi se forse non è stata troppo ingenua (ancora una volta) – la parola chiave: Kanye West. Alla fine, il denaro governa ancora il mondo. Inoltre, fa notare Stern, il logo Nike è già presente sulle maglie della nazionale di atletica leggera dal 2005. Questo accordo non ha segnato la fine della squadra olimpica. L’atletica non è il calcio, ma le reazioni all’accordo è completamente esagerato

Adidas aveva presentato la settimana scorsa le maglie per gli Europei di giugno da giocare in casa. La seconda – rosa e viola – era stata definita in certe zone macho del tifo “la maglia di Barbie”. La federazione aveva reagito con prontezza. Potrebbe non essere finita qui. La radio pubblica Deutschlandfunk presenta il teatro possibile del prossimo scontro. L’accordo di sponsorizzazione con TikTok

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