Grazie Sinner per aver perso a Indian Wells

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Rendiamo grazie a Sinner. Finalmente ha perso. La cosa più sensata che potesse fare in questo momento. Soprattutto la più normale. Quest’anno non gli era mai riuscito. Dal giorno dei tre match point annullati a Novak Djokovic in semifinale di Coppa Davis era diventato invulnerabile.

Così sono arrivati i giorni delle rose e dei fuochi d’artificio, delle insalatiere e delle valigie Louis Vuitton, i giorni dei ricevimenti da Mattarella e degli inviti ai festival. Abbiamo imparato cosa mangia Sinner e cosa cucina Sinner, cosa vede Sinner e cosa sente Sinner. A ogni cambio-canale ci siamo imbattuti nel caffè di Sinner, i pastelli di Sinner, la borraccia di Sinner, il diario di Sinner, i quaderni di Sinner, l’orologio di Sinner, la macchina di Sinner, il formaggio di Sinner, la banca di Sinner, la rete telefonica di Sinner

Abbiamo saputo quanti punti gli mancavano per diventare il #3, quanti gliene mancavano per diventare il #2, ogni match di tennis è stato il count-down per qualcosa, verso qualcosa, verso il Tutto. Non solo i suoi match, sarebbe pure normale. Abbiamo iniziato a fare ipotesi anche intorno ai match degli altri. Se perde Medvedev, se esce Alcaraz, se cade Djokovic. 

Non stiamo più seguendo il tennis. Il tennis è finito. Stiamo seguendo il Sinner. Stesso numero di lettere. Stessa sequenza di consonanti e vocali. Stessa posizione delle due enne dentro il nome. È uno sport con le stesse regole del tennis ma si gioca in uno, solo Sinner, il resto esiste in funzione sua. Ce lo dicono le notifiche e i clickbait. Scopri chi è Khachanov, il prossimo avversario di Sinner. Scopri chi è Struff, il prossimo avversario di Sinner. Scopri chi è Lehečka, il prossimo avversario di Sinner.

 

Lui poi è fatto a quel modo là. Va detto. Jannik non incoraggia. Eppure le cose vanno così. Fino a qualche mese fa, fino a un anno fa, ancora si trovava qualcuno in giro disposto almeno a dire che uff, come personaggio è noioso. Il primo fu Simon Briggs del Telegraph. Scrisse che tra Jannik e Kyrgios, lui preferiva prendere Kyrgios. Adesso non più, adesso finanche la normalità comincia a diventare ragione di canonizzazione. Sinner è un mistico. Fa miracoli. Se un giorno a ventott’anni Jasmine Paolini vince un grande torneo, non è per merito suo. È per l’effetto Sinner. Perché Sinner appare. Tutti credono di scorgerlo da qualche parte. È una visione. Senza confini. Spalletti dal pianeta calcio dice che «Chiesa è il nostro Sinner». Petrucci dal pianeta basket dice che «Melli è il nostro Sinner». Melli. Trentatré anni. Il nostro Sinner. 

 

Per fortuna Jannik è più saggio e posato di tutti noi. Ha evitato di vincere la 17esima partita dell’anno e la 22esima consecutiva dalla finale del Masters persa a Torino. Non l’ha fatto di proposito, ci mancherebbe. Ci è rimasto male, giustamente. Inconsapevolmente l’ha fatto per quella vecchia cosa che chiamiamo tennis. L’ha fatto per non ridurci alla stregua degli spagnoli, poverini. Per quindici anni si sono persi in Nadal e si sono privati di amare Federer. Così come gli svizzeri si sono illuminati d’immenso con Roger e non hanno amato Rafa. Il rischio più grande è finire come loro. Il rischio più grande è trovarsi dinanzi un campione meraviglioso come Carlitos Alcaraz e trattarlo da comparsa, da intralcio, finire per desiderare la sua sconfitta in ogni torneo, a ogni turno, per un Masters 1000, per uno Slam, per il numero #2, per il numero #1, per il semplice fatto di avere in tasca un passaporto uguale a quello di Sinner. Non possiamo permetterci di rinunciare alla bellezza. Non deve succedere. Grazie Jannik, così stasera non ci sei tu contro un altro, stasera guardiamo una finale di tennis.

 

 

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  Le finali di Indian Wells

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SAKKARI VS SWIATEK

La polacca numero 1 al mondo e la greca che risalirà al #6 o al #9 non si incrociano da due anni, quando furono avversarie proprio nella finale di Indian Wells 2022. Finì 6-4, 6-1 per Iga – che poi non perse più un’altra partita fino a Wimbledon. Quella sera erano in corsa tutt’e due per il primo posto WTA. Le carriere sono andate in direzioni opposte. Swiatek ha vinto tre Slam senza calare, Sakkari ha perso al primo turno in tre dei quattro Slam dello scorso anno. Ha cambiato allenatore dopo averla cominciato la stagione con sole 5 vittorie in 9 partite. Sta lavorando con David Witt, un veterano del circuito. Il cambiamento già si vede e le ha fatto bene. Ha vinto 4 dei suoi 5 match di Indian Wells al terzo set. La rivista Tennis dice che è stata impressionante nel controllo della partita contro Coco Gauff in semifinale, quando era in vantaggio 5-2 nel secondo set e lo ha perso al tie-break, ma è rimasta con la testa dentro il campo. È proprio la testa che alla fine si è toccata con la mano guardando il suo angolo, questa conta, con questa ho vinto. 

Sakkari è avanti 3-2 nei confronti diretti contro Swiatek. 

 

ALCARAZ VS MEDVEDEV

Anche questa è una finale già vista in California, esattamente un anno fa. Alcaraz aveva iniziato il torneo con un mucchio di scetticismo nei suoi paraggi, forse per la prima volta nella sua carriera – dice Tennis – lo spagnolo ha dovuto giocare con la determinazione di un giovane che deve mettersi alla prova. Nelle ultime tre partite ha ribaltato la situazione contro tre avversari che lo avevano battuto nell’ultimo anno: Fabian Marozsan, Alexander Zverev e Jannik Sinner. Ha riacquistato un senso di determinazione e coerenza che non vedevamo in lui dai tempi della corsa al titolo di Wimbledon dell’estate scorsa.

Ora Medvedev è un quarto giocatore da cui ha perso nel 2023, pure lui in discreta forma. Ha disinnescato due minacce giovani come Holger Rune e Tommy Paul. Secondo Tennis il problema per Medvedev è il tempo di recupero. La pioggia ha ritardato più volte le partite di sabato e lui ha concluso la semifinale in tarda serata. Avrà avuto meno di 24 ore di riposo quando tornerà in campo. 

Ad Alcaraz piacciono questi campi lenti e duri più di Medvedev si legge nell’anteprima di Tennis che indica nello spagnolo il favorito.  

La strategia giusta per Medvedev potrebbe essere quella di resistere alla tempesta iniziale e farsi strada lentamente nella partita. Non sono sicuro che avrà l’energia per aspettare così a lungo ha scritto Steve Tignor – abbastanza convinto che la finale possa finire come un anno fa. 

 

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