Storia della chiatta usata dall’Athletic Bilbao per la sua festa

  SCUSATE IL RITARDO 

 

Molto prima che ci fossero i bus scoperti dai quali mostrare Coppe, piatti e trofei alle città in festa, Bilbao ha avuto la chiatta, o meglio un pontone, una piattaforma galleggiante, con la quale navigare le acque del Nervión e celebrare le sacre vittorie del pallone. Accadde la prima volta nel 1924 e non all’Athletic ma al più piccolo Acero, primo in serie B. I calciatori salirono a bordo e furono trainati alla luce delle torce dal ponte Arenal al molo di Olabeaga.

Della cosa si ricordarono all’Athletic quando nel 1983 presero finalmente la Liga per la settima volta. Nei cantieri navali Celaya, per conto del porto autonomo di Bilbao, era stata concepito questo zatterone, di nome Gabarra, diventato poi il simbolo dello scudetto. Il 3 maggio 1983 i campioni di Spagna risalirono l’estuario dalla sua foce di Getxo fino in città, si dice passando tra un milione circa di persone sistemate lungo i lati. 

La chiatta era trascinata dal rimorchiatore Amaya e accompagnata da centinaia e centinaia di pescherecci. Un anno dopo il rito venne ripetuto e da allora ogni volta che si accenna a una possibile vittoria in Bilbao, torna l’immagine della chiatta. La quale, nel frattempo, era finita al Museo marittimo, ma dalla polvere era stata tirata fuori nella primavera del 2021, rimessa a nuovo con 200 mila euro e adagiata di nuovo in acqua grazie a una gigantesca gru. Il perché era taciuto ma chiaro. Pareva fosse venuto il momento di usarla ancora. L’Athletic Bilbao doveva giocare due finali di Coppa del re nel giro di 14 giorni: quella del 2020 contro la Real Sociedad, il derby basso fatto slittare più volte durante il lockdown da covid affinché non si tenesse a porte chiuse; quella del 2021 contro il Barcellona. Sotto sotto il pensierino di celebrare all’antica maniera s’era fatto strada. Il portavoce del governo basco, Bingen Zupiria, allora fu chiaro, diretto e impopolare: «Ho letto da qualche parte – ha detto – che ci saranno dei test di galleggiamento. Io spero che la chiatta non affondi, ma pure che non sia preparata per qualche festa».  

I giornali spagnoli raccontarono che i lavori per il test erano iniziati intorno alle 8 del mattino di un martedì, erano durati fino a mezzogiorno, quando una gru aveva sollevato l’imbarcazione di 18 metri e mezzo di lunghezza, 8 metri e mezzo di larghezza per adagiarla nei pressi dell’estuario, secondo l’accordo firmato tra Athletic e Museo Marittimo, con una validità di 20 anni. Il sindaco di Bilbao, Juan María Aburto, stesso partito di Zupiria, aveva detto all’atto della firma: «Non stiamo facendo qualcosa in vista del mese prossimo o per questa stagione o la prossima. Stiamo facendo qualcosa per il futuro. Stiamo gettando le basi perché la chiatta possa tornare all’estuario e celebrare i titoli dell’Athletic»

Il test andò bene. La chiatta non affondò. Affondò invece l’Athletic – che le finali le perse tutt’e due. Così stavolta se n’è parlato di meno. L’Athletic ha atteso quarant’anni per festeggiare qualcosa e senza troppa enfasi ha battuto ai rigori il Maiorca, celebrando per davvero il trofeo sulla chiatta. Che per davvero non è affondata. 

Alfredo Relaño, decano del giornalismo calcistico di Spagna, il giurato per il Pallone d’oro, ha parlato su As di finale immensa, emozionante, combattuta con nobiltà, “senza mercanteggiare. Una partita per nobilitare il calcio, aprire le finestre e scacciare quel fetore che arriva dalle sedi della federazione

 

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