Perché si stanno abbassando i punteggi in NBA

  Se i Lakers non aggiustano la difesa, non andranno da nessuna parte. Così. Dritto. Senza mandarlo a dire. Sono parole di Stephen A. Smith – personaggio televisivo, conduttore radiofonico, giornalista sportivo – in una delle sue incursioni sulla ESPN dopo la partita persa da Los Angeles contro Golden State [128-121]. Sono stati superati dai Warriors e galleggiano al decimo posto, ai bordi della zona play-in, un passo prima del disastro, la mancata qualificazione alla fase finale. 

 

Non andranno da nessuna parte, dice, perché proprio in questo momento le difese della NBA stanno cominciando a incidere sui punteggi, improvvisamente abbassati. Cinque partite nel mese di marzo sono finite con un risultato europeo, con tutt’e due le squadre sotto la soglia dei 100 punti: Minnesota-Clippers 88-89 [3 marzo], New York-Orlando 98-74 [9 marzo], Memphis-Atlanta 92-99 [9 marzo], New York-Philadelphia 73-79 [11 marzo], Sacramento-New York 91-98 [16 marzo]. Tutto sommato potremmo tener dentro la lista anche Miami-Denver [14 marzo] finita 88-100. 

LA LEZIONE DEI KNICKS

Spicca la presenza dei Knicks per tre volte nell’elenco, in uno dei casi hanno tenuto gli avversari addirittura sotto il muro degli 80, manco fosse l’Olimpia Milano. La CBS ha fatto notare che il rientro di OG Anunoboy può essere considerato un fattore importante, ma non può aver fatto tutto da solo. Ci vuole un concorso di cose per tenere una moderna squadra NBA sotto gli 80 punti. Hai bisogno di fortuna nel tiro. Bisogna sperare che i fischi siano dalla tua parte. Giocare contro avversari alle prese con infortuni aiuta. Nessuno ci riusciva in NBA dal 2012. Ma è una pagliuzza in mezzo alle balle di fieno, un risvolto della tendenza diffusa al calo dei punteggi. 

Il campione sta iniziando a diventare rilevante dice la CBS. Il paradosso è che sta succedendo dopo un All-Star Game che ha lasciato sbigottiti per la totale indifferenza all’aspetto difensivo, una partita da 397 punti complessivi

Prima della pausa per quell’All-Star, secondo Cleaning the Glass, il punteggio offensivo medio era di 116,4. Dalla ripresa è sceso a 114,1. Ogni partita NBA aveva una media di almeno 107 punti a partita prima dell’intervallo. Ora ci sono sei squadre che sono sotto la soglia. Secondo Statmuse, le partite NBA dopo la sosta hanno una media di 39,6 tentativi di tiri liberi a partita, in calo rispetto ai 45,3 prima dell’intervallo. È difficile definire una coincidenza una serie di partite in cui si tengono le avversarie sotto i 100 punti e qualche volta perfino sotto gli 80. Tutto suggerisce che nell’ultimo mese qualcosa è cambiato. Sono stati fischiati meno falli e questo si ripercuote sul modo in cui le squadre difendono. È consentita più fisicità. Tom Thibodeau sta costruendo una nuova cultura difensiva e secondo la CBS sta per scrivere una tendenza. 

Martedì, in un incontro fra i suoi dirigenti, la NBA ha notato una maggiore attenzione arbitrale soprattutto verso i cacciatori di falli, gli amplificatori dei contatti, i flopper che cercano lo sfondamento. È un altro elemento che The Athletic considera decisivo nella svolta. 

In una nota la NBA  ha colto un cambio di passo nel valutare lo stato dell’equilibrio offensivo-difensivo, con particolare attenzione alla posizione legale della difesa e al livello di contatto nelle giocate sul percorso verso il canestro. Quella roba là. Non è un mistero che il commissioner Adam Silver non gradisca la disinvoltura con cui si gioca l’All-Star Game, un riverbero della leggerezza con cui si difende durante la stagione regolare. Eppure, spiega l’ufficio NBA che si occupa di quest’aspetto, non c’è stata alcuna direttiva per ridurre il punteggio

Tuttavia questa tendenza continuerà a essere osservata

Ecco perché Stephen A. Smith avverte i Lakers. LeBron può continuare a fare il matto in attacco, 40 punti per il suo record stagionale contro i Warriors, con l’aggiunta di 8 rimbalzi e 5 assist. Ha risposto così a uno Stephen Curry reduce da un’assenza di nove giorni per una distorsione alla caviglia e alla fine protagonista con 31 punti, sei rimbalzi e cinque assist. Ma è la difesa che ora comincia a lasciare il segno. Anthony Davis per giunta si è fatto male a un occhio. Gli ultimi 110 secondi di partita sono durati 22 minuti per un malfunzionamento del cronometro e una serie di revisioni al replay.

Il Los Angeles Times enfatizza questi ultimi due aspetti per spiegare la sconfitta. Dan Woike parla di sfortuna e di pasticcio, mentre in America stanno pure discutendo per un’altra chiamata contro LeBron un tiro da tre declassato a due per la punta della scarpa in fuorigioco.

 

ELOGIO DI JOKIC E DELLE SUE LETTURE

 

Come ha fatto Jokic a evitare le stoppate di Wembanyama? Eccolo qua. 

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