La riunione del CIO sulla riammissione di Russia e Bielorussia 

VITE OLIMPICHE

La riunione del CIO sulla riammissione di Russia e Bielorussia 

 

Un passaggio importante ma non decisivo. Il comitato esecutivo del CIO si riunisce oggi a Losanna per decidere se continuare a esplorare un modo per reintegrare atlete e atleti di Russia e Bielorussia ai Giochi di Parigi, ma senza prendere ancora una decisione definitiva. 

L’Équipe dedica tre pagine stamattina alla vicenda, scrivendo che il clamore scatenato nelle cancellerie dei Paesi occidentali non ha toccato Thomas Bach, tanto più che non è detto che il resto del pianeta sia allineato con loro

La scorsa settimana, in un discorso pronunciato a Essen, il presidente del CIO ha precisato lo schema e i criteri di una eventuale partecipazione: senza inno, senza bandiera, senza qualsiasi sostegno attivo alla guerra, inclusa la lettera Z che è il simbolo del fiancheggiamento all’invasione), senza post sui social network. 

Marc Ventouillac scrive dalla Francia che Thomas Bach resta fedele alla sua dottrina, dal 2016 sostanzialmente favorevole alla Russia, secondo la quale gli atleti non dovrebbero essere puniti per atti di cui non sono direttamente responsabili, ricordando che gli Stati non devono decidere chi partecipa alle gare sportive. Tuttavia, la situazione si sta evolvendo in un disastro infernale. Se i russi saranno presenti nel 2024 a Parigi, sarà senza gli ucraini. E viceversa. Sotto l’influenza filo-russa del suo ex presidente Alicher Ousmanov, la federazione internazionale di scherma ha già reintrodotto in gara le lame di Mosca e di Minsk. Germania e Finlandia hanno rinunciato a organizzare i tornei che avrebbero dovuto ospitare, dall’Ucraina hanno annunciato che non parteciperanno a gare alla loro presenza. L’Associazione delle Federazioni Olimpiche e un certo numero di organizzazioni continentali extraeuropee sostengono l’approccio del CIO, ma la posizione della scherma non è condivisa da tutti.

L’Équipe ricorda il no dell’atletica e sottolinea che se il CIO deciderà di proseguire sulla sua strada, potremmo ritrovarci tra meno di 500 giorni a Parigi con i russi presenti in certi sport e non in altri. Russi che, peraltro, stanno studiando la possibilità di abbandonare l’Europa per aderire alle federazioni asiatiche. Il peggio – continua il giornale francese – è che Mosca è soddisfatta solo a metà di questi accordi e non è detto che, anche sotto bandiera neutrale, accetti di gareggiare a Parigi

Resta in piedi valida l’ipotesi di un boicottaggio secondo la modalità del 1976 (contro il CIO) o secondo la modalità del 1980 e 1984 (contro il paese organizzatore). Il tutto è sapere da chi verrà: da Mosca e dai suoi alleati o dall’Ucraina e dai suoi più stretti sostenitori?

 

Cosa dice la sciabolatrice ucraina Olga Kharlan

 ➣  Come ha reagito quando la federazione internazionale di scherma il 10 marzo è stata la prima a votare per il ritorno alle competizioni degli atleti russi e bielorussi?

«(Risatine) Ho pianto. Mi sentivo impotente e il mio mondo è andato in rovina. All’inizio non capivo perché. Cosa è cambiato da novembre? Lo sport è una parte importante della propaganda in Russia! Mi sono resa conto che per le persone è molto difficile prendere la decisione giusta perché non possono davvero capire cosa sia la guerra. Per noi è ovvio, ci viviamo dentro. Non possiamo pensarla diversamente. Vedo persone a cui non importa. Beh, non tutte, visto che 46 paesi hanno votato contro queste decisioni. È importante per noi. Ma in un mondo ideale, avremmo dovuto avere il 100% di no» 

 ➣  Su iniziativa di Lee Kiefer, il campione olimpico americano di fioretto a Tokyo, molti schermitori esprimono la loro contrarietà in un video.

«Abbiamo ricevuto molti messaggi che ci dicevano: – È una decisione sbagliata, non siamo d’accordo. L’idea è nata per dimostrarlo. Anche se non cambia la decisione, spero che possa toccare l’anima. Gli atleti devono sapere che hanno una voce, può e deve essere ascoltata. Questa decisione è irrispettosa per tutti. La guerra continua e loro chiudono un occhio. Molte donne francesi, ragazze di altri paesi, sono venute a trovarmi. Ho detto loro di non essere tristi per me, avrei cercato di gestire la cosa. Ma dobbiamo essere uniti su questo tema, e forse possiamo cambiare qualcosa».

 ➣  Per molti atleti esiste un dilemma tra parlare e non rischiare di mettere in pericolo la propria carriera, a poco più di un anno dalle Olimpiadi… 

«Non pretenderò mai che qualcuno metta a rischio la propria carriera. Tutti abbiamo i nostri sogni, anche io. Il mio è appena crollato. Dovevo andare a Parigi, per quelli che probabilmente sarebbero stati i miei ultimi Giochi. È volato via con questa decisione, non voglio che succeda. Sono io quella che ha una guerra nel suo paese, non dirò agli altri: – Devi sostenermi. Se vogliono farlo e pensano che la loro carriera non ne risentirà, lo apprezzerò. E lo apprezzerò anche se lo faranno in silenzio».

 ➣  Il CIO sta dando finora segnali per il reinserimento di russi e bielorussi, con alcune condizioni, come lo stendardo neutrale e l’assenza di sostegno alla guerra… Prenderanno una decisione martedì (oggi) 

«C’è una piccola speranza che avranno le idee chiare e prenderanno la decisione giusta. Il CIO ha mostrato la sua solidarietà all’Ucraina, con il sostegno finanziario agli atleti. Ma quello che chiediamo, più che solidarietà, è giustizia. Non credo nella neutralità. Non chiuderemo gli occhi e diremo a noi stessi: – Oh ma non è russo, è un atleta neutrale. Perché quando tornerà a casa, il suo paese userà la medaglia per la propaganda e per mostrare la proprio grandezza» – intervista di aurelien bouisset, L’Equipe [tutta qui]

 

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