Cicogne, Mondiali e scudetti. La leggenda dei bambini concepiti durante i festeggiamenti

  Senza far troppo spoiler, la coincidenza è bizzarra. Sul finire di Un mondo a parte, il nuovo film sbanca-botteghino uscito da casa Milani-Cortellesi, nel paesino immaginario di Rupe a un certo punto ragionano sul fatto che l’ultimo boom di nascite è caduto in coincidenza della vittoria ai Mondiali dell’Italia. Per il prossimo bisogna aspettare il 2026, almeno il 2026, dice allarmata una donna in paese.

In queste stesse ore dalla Gran Bretagna arriva un videocast di Ben Foster del Wrexham. È il portiere che parò un rigore al 97esimo contro il Notts County, decisivo per vincere 3-2 e chiudere ogni discorso sulla promozione. Secondo Foster quel gesto, quella parata, è stata l’innesco – come dire – di una euforia collettiva, uno stato d’estasi diventato misurabile nove mesi dopo. Com’è successo a Rupe nel film con Antonio Albanese e Virginia Raffaele, il tasso di natalità è cresciuto grazie al calcio. Nel gennaio scorso al Wrexham Maelor Hospital è aumentato del 24% rispetto a un anno fa. Della cosa va fiero uno dei proprietari del Wrexham, Ryan Reynold, che ha rilanciato il video facendo lo spiritoso. 

 

 

    In effetti la teoria circola, e da tanto. In Catalogna parlano addirittura di Generazione Iniesta per i nati nove mesi dopo il gol segnato dal Barcellona all’ultimo minuto nella semifinale di Champions del 2009 contro il Chelsea. Forse perché Gerard Piqué sollecitò la folla, «ci sarà molto amore stasera» disse Gerard Piqué. 

I primissimi dati riferirono di un aumento del 40% delle nascite nel gennaio successivo. Gulp. Nel 2020 Iniesta ha fatto delle videochiamate a dei ragazzi nati in quel periodo dell’anno, chiedendo se avessero mai visto il gol grazie al quale sono venuti al mondo. 

Ci sono molti altre storie simili. Un baby boom è stato attribuito alla vittoria dei Boston Red Sox nelle World Series del 2004, la prima in 86 anni, e gira una storia analoga pure a proposito del Mondiale di rugby vinto dalla Nuova Zelanda nel 2011. Non esiste una sola città in cui si vinca un Super Bowl che nove mesi dopo non abbia fatto registrare un aumento delle nascite. 

 

     A parole. Il magazine The Athletic si è preso la briga di andare a fare un po’ di verifiche. Per prima cosa ha contattato il servizio sanitario nazionale che gestisce l’ospedale del Galles, scoprendo che non ci sono stati affatto tassi di natalità straordinari a gennaio. In tutta la regione sono in effetti aumentati nel giro di un anno, ma solo dell’1,5%. La tesi del giornale americano è che il video di Foster facesse parte di una campagna pubblicitaria di uno dei suoi sponsor per San Valentino. E allora la fonte della statistica? Boh. Non si sa. 

D’accordo. Facciamo pure che i gallesi si siano inventati tutto. Come la mettiamo con quella faccenda della Generazione Iniesta, eh? Secondo The Athletic pure in Catalogna hanno esagerato. Il 40% è una sciocchezza. Uno dei portavoce dell’ospedale Quiron ha giocato sull’equivoco. È vero che le nascite sono aumentate. È vero pure che sono aumentate del 40 percento, ma erano state 10 e sono diventate 14. Tuttavia, se mettiamo da parte il Quiron, da uno studio più ampio e decisamente più scientifico del 2013 diffuso dal British Medical Journal è emerso che un aumento c’è stato. In due aree catalane – Solsones e Bages – nell’arco di 60 mesi tra 2007 e 2011, i risultati mostrano un aumento significativo del 16% delle nascite nel febbraio 2010. Cioè nove mesi dopo quel famoso gol di Iniesta. 

 

ERA L’ANNO DEI MONDIALI

E se la signora di Rupe avesse ragione? Be’, se avesse ragione lei, dovremmo trovare riscontri analoghi pure negli altri paesi. Secondo le cifre dell’Instituto Nacional de Estadistica di Spagna, nel marzo 2011 sono state registrate 40.036 nascite, contro le 38.621 di gennaio e le 36.694 di febbraio. Interessante.  Anche qui c’entra Iniesta: nove mesi prima aveva segnato il gol della vittoria in finale ai Mondiali. Ma allargando lo sguardo agli anni precedenti, viene fuori che nel marzo 2009 c’erano state 41.830 nascite e 40.462 nel marzo 2010. Maledizione. 

I ricercatori più scrupolosi sull’argomento si trovano in Germania, all’Istituto di economia del lavoro. Tre anni fa hanno prodotto uno studio sui tassi di natalità in 50 paesi diversi a partire dal 1965 e li hanno messi in relazione a Europei e Mondiali. Hanno così scoperto che nove mesi dopo quei tornei, su larga scala, i tassi di natalità decrescono, altro che. Il rapporto sostiene che una possibile spiegazione sta nel massiccio aumento del consumo di media e intrattenimento, seguito da estese celebrazioni con amici e connazionali. Tutto questo va a discapito dell’intimità

 

A The Athletic sono particolarmente sorpresi del fatto che esista una grande quantità di ricerche accademiche su questo fenomeno. L’Università della Nord Carolina ha rilevato che non esistono sostanziali cambiamenti nei tassi di natalità nelle città vincitrici del Super Bowl, anche questa è una leggenda. Del resto, come fa notare Josh Wilde, ricercatore sulla fertilità presso il Leverhulme Center for Demographic Science dell’Università di Oxford, quella cosa là non è proprio la prima che viene in mente se la squadra del vostro cuore ha vinto. Una vecchia pubblicità invitava a brindare con Stock 84. Di norma, dice il professore Wilde, le persone festeggiano uscendo a bere, al massimo schiacciano i clacson delle auto e si arrotolano una sciarpa intorno alla testa. Certo, può darsi che qualcuno prenda con convinzione la via della camera da letto, o di altri luoghi, secondo gusti inclinazioni e disponibilità. Ma quante possono essere? E quante fanno a meno di contraccettivi, a quante capita una nascita accidentale, quante persone sono così felici per la vittoria a un Mondiale da trovarsi in quella situazione? Una frazione di una frazione di una frazione dice The Athletic.

Su, cercate allora un’altra scusa. Anche voi a Rupe.

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