Parigi vs Londra, l’Eurolega che verrà

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  IL SIGNORE SÌ CHE SE NE INTENDE  Micic vs Napier visti da Pozzecco

A quattro giornate dalla fine della stagione regolare di Eurolega, Efes e Milano competono per lo stesso obiettivo: afferrare in corsa l’ultimo sedile sulla metro dei play-off mentre stanno chiudendo le porte. Milano ha vinto otto delle ultime nove partite, i turchi hanno perso quattro delle ultime cinque. Il Ct Gianmarco Pozzecco parla a Paolo Bartezzaghi sulla Gazzetta dei due play: Vasilije Micic e Shabazz Napier. 

«Micic ha tante abilità, può segnare in tanti modi o passare. Non puoi pensare di fermare giocatori come lui ma solo decidere cosa togliergli. Ad esempio, cercare di isolarlo per ridurre la capacità di mettere in ritmo i suoi compagni. Al suo fianco, infatti, c’è uno come Shane Larkin».  «Shabazz ha talento. è intelligente e ha personalità. Qualità necessarie per guidare una squadra di alto livello. La principale differenza con Micic è che è americano, nel senso che ha un’altra impostazione di gioco. Sono convinto che le grandi di Eurolega abbiano tutte avuto un play europeo: Papaloukas, Diamantidis, Spanoulis, Chacho Rodriguez. Con tutto il rispetto, gli americani hanno qualcosa in meno perché giocano in modo diverso, è fisiologico. Senza palla in mano, ad esempio, sono più disinteressati al gioco». 

 

CREA UN’ATMOSFERA L’Eurolega che verrà

C’è una partita in Eurocup che il mondo della pallacanestro s’aspetta di vedere presto in Eurolega. Parigi contro Londra. È un duello regolare nel mondo della palla tonda o ovale, sottolinea stamattina L’Équipe dedicandole una pagina e ora si infiltra nel mondo della palla arancione. Le squadre delle due capitali di Francia e Regno Unito chiudono la fase a gironi in un match senza niente in gioco, sono entrambe qualificate per gli ottavi, ma con molta prospettiva. Il Paris Basketball è nato nel 2018, i Lions sono in pieno rilancio dopo il trasferimento a Londra del 2012. Due progetti dai tratti comuni, tra proprietari americani (777 Partners a Londra, David Kahn ed Eric Schwartz a Parigi) e dalle ambizioni condivise: entrare in Eurolega. I due staff si sono incontrati ieri per parlare di strategie comuni, e vedrete che prima o poi ce la faranno. È Sassari che non può andare in Eurolega, se vince lo scudetto. All’andata 93-80 per Paris. 

CONTRO IL LOGORIO DELLA VITA MODERNA Il decollo di Sassari senza le Coppe

Sono diventate sette le vittorie consecutive di Sassari in campionato. Giampiero Marras sul Corriere dello sport-stadio parla di trasformazione clamorosa per la squadra sassarese, capace di passare dal +2 sulla zona retrocessione e i tanti mugugni della tifoseria, al quarto posto solitario e all’entusiasmo del PalaSerradimigni. Dietro l’exploit c’è il veterano Piero Bucchi, oltre 700 panchine in serie A

Bucchi spiega: «Dal 6 novembre, dopo la prima sosta, abbiamo cambiato modo di stare insieme, trovato unità di intenti; prima, tra infortuni e un assetto un po’ diverso che ci teneva bloccati, non riuscivamo a ritrovarci. L’arrivo di un lungo veloce ed agile come Stephens e il recupero degli infortunati ci ha aiutato a cambiare volto e risultati. Il primo anno a Treviso (campionato 1999/2000) non iniziammo bene ma poi vincemmo la Coppa Italia e arrivammo sino alla finale scudetto. L’importante è la serenità che deve trasmettere la società e credere nel lavoro che si fa. Anche qui a Sassari è così. Senza coppa abbiamo potuto chiuderci in palestra e lavorare». 

 

LA PANCIA NON C’È PIÙ La risalita di Brindisi: 7 vittorie in 8 giornate

 ➣  Vitucci, cosa è cambiato? 

«Due giocatori nel roster. Perché abbiamo messo dentro uno reduce da un brutto infortunio che conoscevamo benissimo, D’Angelo Harrison, e Doron Lamb. I benefici sono evidenti, non solo in termini di classifica ma anche nel gioco che esprimiamo. Abbiamo cambiato assetto e stiamo raccogliendo i frutti di scelte che potevano anche apparire difficili. A me non piace troppo cambiare in corsa , perché significa smentire un po’ le proprie idee, ma questa volta ne avevamo bisogno» 

 ➣  Cosa ne pensa di quei mugugni che oggi sono diventati applausi? 

«Che forse Vitucci non è rimbambito e che tanti giocatori meritavano di essere attesi. Abbiamo cambiato pelle rivoluzionando il roster rispetto alla scorsa stagione. Serviva tempo e, come detto, anche una correzione. Ma a parte una sparuta minoranza, Brindisi ci ha fatto sentire sempre il suo calore». 

 ➣  Il pivot Perkins è la sua croce e delizia, vero? 

«Molto più croce che delizia. Se non avesse dei limiti di continuità e di tenuta mentale, forse non sarebbe a Brindisi. E forse nemmeno in Italia. Con il rivoluzionamento del roster gli abbiamo tolto pressione di dosso. Non deve sentirsi più la prima punta e questo lo fa rendere meglio. Nel periodo di massima difficoltà, quando il motore picchiava in testa, la palla arrivava per forza da lui e questo non aiutava né lui né la squadra». – intervista di fabrizio fabbri, Corriere dello sport-stadio

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